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19 febbraio

Partiamo domenica alle 14,40 da Bologna con direzione Dubai dove passeremo la notte in attesa del volo dell’indomani mattina per Lusaka.
Questa volta siamo in quattro: due esperti dello Zambia (Luca e Giorgio) e due neofiti (Catia e Gigi).
L’obiettivo è quello di raggiungere padre Wilfred a Mongu per inaugurare il forno che I GIRASOLI insieme all’Associazione Celim di Milano hanno finanziato. Oltre a ciò porteremo vestiti, medicine ed effettueremo attività sanitaria nei dispensari, all’interno del carecere e nei villaggi.
La notte a Dubai l’abbiamo trascorsa per lo più svegli per cui quando alle 8,30 iniziamo ad imbarcarci per l’aero che ci porterà a destinazione al di sotto dell’equatore finalmente assaporiamo il fatto di dormire un po più comodi e al caldo.
L’atterraggio a Lusaka avviene in mezzo al temporale (siamo nel pieno della stagione delle piogge).
Passiamo un primo pomeriggio a Lusaka, città che sembra occidentale se non per il fatto che è piena di neri.

Padre Wilfred ci accoglie in areoporto e dopo i saluti di rito ci accompagna nella casa di accoglienza delle “Holy Cross Sisters” in Liberazione Avenue al 328 dove trascorreremo la notte.  Finalmente andiamo a cena in un “American Pub” in una zona residenziale: non ci sembra vero trovare un locale di questo tipo in Africa! Assomiglia al nostro “Road House”. E con una birra festeggiamo l’inizio della nostra missione.

 

20 febbraio

Stamattina dopo la messa mezza in inglese e mezza in italiano del Don ci siamo spostati in refettorio dove ci aspettava una colazione continentale francamente inaspettata ma assolutamente gradita.
Lusaka, ci dicono i nostri colleghi di viaggio, ha subito negli ultimi 3 anni un cambiamento radicale. La zona centrale è nuova e moderna paragonabile a quella di una città occidentale, l’immediata periferia ci riporta invece ai nostri ricordi africani. Ci dice il Don che i cinesi sono gli artefici di questo veloce sviluppo. Loro costruiscono infrastrutture che gli zambiesi non sarebbero in grado di costruire né per capacità tecniche né per capacità organizzative/manageriali ed in cambio chiedono spesso risorse del sottosuolo o dell’ambiente.
Stamattina ci rechiamo poi nella zona commerciale della capitale alla ricerca di un’impastatrice, forse di un frigo e di una bilancia.
Non riusciamo a chiudere per gli acquisti ma facciamo spesa per provvedere sia al pranzo che alla cena.
Nel pomeriggio ci viene a trovare GianClaudio, referente di Celim a Lusaka, che ci spiega alcune dinamiche relative alla storia del forno e alla possibile/probabile nostra visita al carcere di Mongu.
La giornata termina con una felice grigliata di salsiccia (di incerta composizione) e bistecca di maiale.
andiamo poi a letto prestino: domattina partenza alle 5,30 con direzione Mongu.

 

22 febbraio

Durante il diluvio notturno e mattutino di Lusaka alle 5,45 partiamo per Mongu carichi e stracarichi di valigie e zaini,
La distanza da percorrere è di circa 600 km di una strada dritta come un nastro e contornata da vegetazione bellissima ma sempre uguale e la tempistica prevista 5-6 ore.
Per cui Padre Wilfred ci dice che pranzeremo a destinazione.
Mai previsione fu più errata…… viaggio faticosissimo in macchina…..tratti di strada con il fondo  pieno di buche e alcune fermate necessarie per necessità fisiologiche (Giorgio per poco non ci fa arrestare) ci hanno fatto arrivare a destinazione verso le 16.

 

Per chi fosse curioso……Baldazzi ha doluto produrre necessità fisiologiche liquide……..siccome la latrina a disposizione a pagamento era francamente discutibile…… ha deciso di “innaffiare” la savana……Il mancato guadagno, seppur che modesto, ha fatto decisamente inalberare tutto lo staff dei controllori della latrine che ci hanno detto che il comportamento del nostro capo è stato decisamente osceno!!!!!!!! Fortunatamente il Don è venuto in nostro soccorso quietando con qualche difficoltà gli animi e risolvendo la situazione.

Il popolo africano è un popolo in cammino. Pochissime persone possono permettersi la macchina e pochi la moto; molti possiedono la bicicletta ma la stragrande maggioranza della popolazione, bambini compresi, si muove a piedi. Lungo la strada troviamo sempre adulti e bambini anche piccoli in divisa scolastica che camminano da soli o in gruppetti chissà da quanto e chissà per quanto ancora; alcuni escono da stradine sterrate che si aprono all’improvviso ai lati della strada principale e quasi quasi non si vedono e uniscono piccole capanne che si trovano all’interno della savana con il mondo a noi conosciuto. Alcuni si riposano all’ombra di un albero. La vita di molti centri rurali si svolge ai lati della strada asfaltata: esporre e proporre merci e attività a chi transita in macchina o in camion è la principale occupazione di una larga fetta della popolazione.

Alcuni, i più fortunati …. a meno che non si forino le gomme, caricano sulla bicicletta o sulla moto quantità improbabili di carbone o legname da consegnare chissà dove e chissà a chi. Ai lati della strada poi c’è chi vende animali, chi li porta al pascolo, chi taglia l’erba a mano con un machete (ci dicono dovrebbero essere carcerati utilizzati in servizi socialmente utili), fruttaroli che vendono frutta e verdura fresche, chi vende prodotti molto artigianali.
Attraversiamo il Parco nazionale di Kafue dove vediamo scimmie a ripetizione e antilopi……ma di elefanti di cui Giorgio e Luca millantavano epocali imprese neanche l’ombra. Finalmente dopo un viaggio di 10 ore arriviamo a Mongu. Facciamo una prima tappa presso un dispensario per comunicare il nostro arrivo poi presso la futura panetteria dove alcuni ragazzotti stavano ultimando i lavori
Pernottiamo poi presso le Holy Cross Sisters con cena e inizio organizzazione attività sanitaria per il domani preparando le medicine.

 

23 febbraio

Stamattina, dopo il solito diluvio notturno, ci dividiamo: Luca e Giorgio si dedicano alla panetteria, noi alle visite mediche in carcere.
Il carcere è nelle immediate vicinanze di Mongu, abitato da circa 600 detenuti maschi e una ventina di donne. Sono perlopiù detenuti giovani che hanno commesso reati di bassa gravità e che durante la giornata svolgono lavori di carpenteria o agricoli coltivando il terreno del carcere. Alcuni, ci dicono, vengono utilizzati in lavori socialmente utili. I secondini non sono armati.
Molti sono HIV positivi e ricevono le terapie dal governo.
Prima di entrare nel carcere veniamo presentati al Capo della Polizia locale ed al Capo del Penitenziario.
Siamo un pò in apprensione per come ci accoglieranno i carcerati ma dopo un attimo ci accorgiamo che tutto fila via liscio come l’olio.

Nel pomeriggio incontriamo Jacopo, attivista di CELIM, l’associazione che ha condiviso il progetto PANETTERIA, e proviamo di imbastire una comune proposta da presentare a Don Wilfred per la gestione della stessa .

Mongu è una grossa cittadina che ci sorprende: le strade di maggior traffico sono asfaltate, ci sono lavori fognari in corso, oltre ai negozietti tipici africani ce ne sono altri, soprattutto supermercati, molto simili ai nostri.
Ai lati della strada ci sono sempre uomini, donne e bambini che camminano in un senso o nell’altro. Poche macchine e biciclette, pochissime moto, moltissimi pedoni!

 

24 febbraio

Stasera ovviamente …… non piove!
Oggi Giorgio e Luca si sono ancora adoprati per la panetteria. Stamattina la coppia aveva l’obiettivo di comprare il tavolo su cui si dovrà impastare il pane e la pizza. Sono andati per un consiglio da un costruttore tedesco 86enne claudicante che da anni vive in Zambia e che aveva un collare al collo perché aveva da poco subito un colpo di frusta. Il trio si è poi spostato dallo zambiese, il falegname per ordinare un tavolo che corrispondesse alle necessità.

 

25 febbraio

Stamattina ore 9 partita a calcio tra bimbi neri in un campetto di cemento vicino alla missione. In men che non si dica il Presidente ed il Dottore erano parte delle squadre in qualità di immigrati!

 

26 febbraio

Oggi domenica. Niente visite. Sveglia tranquilla. Ore 9,30 messa presso la Parrocchia di Don Wilfred Odari. Ci accompagna Suor Edina, la chef delle suore  che lavora come infermiera presso l’ospedale locale.
La messa è molto bella accompagnata da uno dei cori della parrocchia che oltre ad una trentina di componenti ha anche chitarra e basso. Al termine della funzione il Don ci presenta alla comunità presentando la nostra attività e poco dopo una serie di fedeli ci viene incontro chiedendoci visite sanitarie!!! Chissa!!
Dopo la Messa torniamo alla nostra base presso le Suore le quali gestiscono anche la “Holy Cross Secondary School”, scuola esclusivamente femminile.Iniziamo a preparare il pranzo: volevamo preparare un BBQ!!! Missione difficilissima: poca legna bagnata, poco carbone bagnato!
Giustamente Giorgio prende in mano la situazione e in men che non si dica (due ore) la carne è pronta.

Ma che carne? Troviamo al supermercato una sorta di salsiccia che io  e Catia sconsigliamo di prendere visti gli ingredienti: carne O di mucca O di pecora O di maiale!….O di quale altra bestia non citata?? Ma Luca e Giorgio, da buoni bolognesi, dicono che non si può fare una grigliata senza salsiccia!

Nel pomeriggio portiamo medicine e vestiti nel vicino orfanotrofio che ospita 80 bambini: alcuni disabili con le mamme, alcuni orfani. Le Suore che gestiscono questa struttura (veramente carina e ben tenuta) sono irlandesi e finanziano loro il tutto. Questa casa offre ospitalità a bimbi che devono subire interventi chirurgici ortopedici legati alle disabiltà, e che necessitano poi di riabilitazione.

 

27 febbraio

Stamattina durante le visite al carcere è diluviato. Con noi sempre il fido scudiero Win che oramai si è calato appieno nella parte di vice nurse.
Win lo abbiamo conosciuto per caso: è un detenuto che, viste le difficoltà linguistiche e di comprensione che incontravamo durante le visite, si era offerto di farci da interprete.Traduceva da lingua e dialetto locale in inglese. Dobbiamo dire che Win è stato una piacevole sorpresa: sempre attento, puntuale, sveglio e con una predisposizione sanitaria. Per tale motivo lo abbiamo fatto diventare il “nostro” aiutante infermiere.
Le guardie si fanno visitare praticamente tutte… passano davanti ai carcerati ma c’e confidenzialità tra i due gruppi…. loro sono dalla parte della “giustizia” gli altri dalla parte del “crimine” …..ma sembrano comunque essere tutti sulla stessa barca.
Lo sgabuzzino dove visitiamo è imbarazzante: piccolo, sporco, ammuffito, con dentro una vecchia moto ferma da anni. Si trova nella zona “dedicata” ai minorenni.Il carcere è così strutturato: zona d’ingresso ove vi sono gli uffici dei gendarmi e la struttura dedicata alle donne e bambini, zona distale dedicata ai detenuti maggiorenni con ampio spazio sabbioso centrale che può essere utilizzato per partite a pallanuoto durante la stagione delle piogge,!! Noi ci troviamo in una piccola zona centrale. Tutt’intorno vi sono orti con cavoli, verze e altri ortaggi coltivati dai detenuti.

 

Notiamo che non ci sono detenuti in sovrappeso e al riscontro della decima ipoglicemia nei detenuti e nelle guardie chiediamo spiegazioni: tutti mangiano un polentino bianco ogni tanto, forse a giorni alterni, forse anche meno. Le verdure coltivate vengono vendute per le spese di gestione del carcere.

Le condizioni cliniche di alcuni detenuti sono francamente disperate: malnutrizione associata a AIDS e chissà cos’altro! Un primo malato viene trasportato sulle spalle dei compagni a visita. Pensando che la malnutrizione giochi un ruolo determinante nelle sue condizioni fisiche gli forniamo integratori salini e vitaminici, antibiotici per qualche giorno. Consapevoli di non salvergli la vita ma di provare di migliorargliela un pò! Con nostra sorpresa dopo tre giorni due dei più malandati ci sono venuti a trovare con le loro gambe per salutarci e ringraziarci.

Era dal 2004 che persionale sanitario non entrava nel carcere. Speriamo che il nostro ingresso come sanitari abbia aperto una strada!

Distribuiamo poi alle mamme detenute ed ai loro piccolini vestiti, scarpe, integratori alimentari e biberon.

Mancano servizi igienici, sapone, carta igienica e l’unica fonte di acqua è un pozzo! Veramente una situazione al di la di ogni  limite!

La nostra giornata tipo è: arrivo ad orario indefinito in carcere visto la puntualità africana, visite fino ad orario indefinito e fino a che la luce del giorno ci assiste, ritorno a casa a malincuore obbligato lasciando ancora la fila dei detenuti richiedenti visita, cena con le suore!

 

28 febbraio

Oramai la missione sta volgendo al termine.

Nel pomeriggio siamo invitati a casa di Jacopo: una casa di mattoni (affittata da una locale) con giardino nell’immediata periferia di Mongu. Percorrendo la strada che ci porta dal carcere a casa di Jacopo vediamo sulla destra, in discesa, ampie zone verdi e palustri che permettono l’esondazione delle acque dello Zambesi. Sembra che in questi terreni vi siamo coccodrilli e black mamba. Ed in questi terreni vi sono capatecchie piene di anziani e bambini, pentole che bollono, fili pieni di abiti stesi. Dall’altra parte della strada, a sinistra, in salita vi sono invece le case più belle e probabilmente sicure. Jacopo ci presenta la sua famiglia, moglie e figlia che lo accompagnano nel suo vagare per il mondo.
Stasera cena summit finale con il Don per definire alla presenza di tutti noi il programma della panetteria: affittuari, business man già a conoscenza del mondo della panetteria a Mongu , chi fa cosa e quando.
Siamo contenti dell’evoluzione della trattativa: ognuno ha ceduto un po’ e si è arrivati ad un’accordo che riteniamo essere soddisfacente. Giorgio, Luca, Jacopo, Don Wilfred e le due componenti dell’associazione hanno fatto un bel lavoro.
Noi intanto eravamo in un dispensario (che loro chiamano clinica), nella periferia di Mongu a circa 30 km dal centro cittadino. Li ci attendeva una nurse, dipendente del governo, che svolge durante i giorni feriali, attività sanitaria basic per gli abitanti dei villaggi limitrofi. Gli accordi erano che la nostra visita extra avvenisse all’interno dei loro ambienti ma con farmaci nostri. Alle 18,30 il Don ci viene a prendere quando fuori dal dispensario ci saranno ancora 50 persone in attesa di visita.
In serata saldiamo le sorelle per gli otto giorni di pernottamento….. oramai le cascate ci aspettano!

 

1 marzo

Anche quei precisini e pragmatici dei tedeschi dopo un po’ che pernottano nel continente nero assumono le abitudini africane. Il caro Sig. Winniefred, il costruttore della bekery, dopo otto ore di attesa di Giorgio e Luca doveva ancora portare il trapano necessario per montare la targa sulla porta d’entrata della bekery stessa.
“Torno subito” aveva detto!! Mai più visto!!
Oggi ultimo giorno di visite nel carcere: rivediamo alcuni pazienti con situazioni aperte, ne visitiamo alcuni di nuovi, salutiamo le autorità. Speriamo che sia l’inizio di un’attività continuativa verso queste persone. Ci piacerebbe anche che il nostro amico Win si faccia sentire finito di scontare la pena.

 

2 marzo

Stamattina alle 5 con il buio lasciamo Mongu. Non è che scappiamo è che dobbiamo arrivare a Livingstone nel pomeriggio. Il nostro autista è l’indigeno Fabba, consigliato da Jacopo, che ci deve portare prima a Livingstone e poi a Lusaka. La prima parte del viaggio con la strada ben fatta procede bene, la seconda invece con la strada piena di buche è lunghissima e terribile.
Alla mattina con il buio si intravedono appena i pedoni e i ciclisti con il legname ed il carbone caricato sulle biciclette in qualche modo e diretti a Mongu. Verso le sette invece sono numerosissimi gli scolari tutti rigorosamente in divisa che a gruppetti si dirigono verso le “primary” o “secondary school” del distretto di appartenenza.
Ovviamente nel pomeriggio non manca il consueto temporale giornaliero che contribuisce a mantenere gonfie d’acqua le ampie zone palustri ai lati della strada.
Verso le 15,30 arriviamo a Livingstone e troviamo l’abitazione delle Suore della Holey Cross nella figura di Suor Doris, una svizzera che è in Zambia da 41 anni. Questa suora, che sembra uscita da un cartone animato, si offre di accompagnarci a vedere le cascate. Mai scelta fu più azzeccata: grazie a lei, nonostante l’orario tardo, riusciamo bagnarci completamente a vedere questo meraviglioso regalo della natura .
Cena con ottimi spaghetti alla puttanesca e pizza al coccodrillo nel ristorante italiano di CELIM.

 

3 marxo

Stamattina ore 8,00 deve venire a prenderci Padre Dominique, un sacerdote che Suor Doris conosce e che ha contattato per accompagnarci al Mosi-oa-Tunja Natiolnal Park per vedere gli animali della savana.
Ovviamente il Padre arriva alle 8,45 (orario africano)….. ovviamente ” the weather is changing” (che vuol dire che tra un po’ pioverà da matti, visto che siamo nella stagione delle piogge)…ovviamente all’ingresso del Parco le guide ci dicono “dato il brutto tempo sarà difficile vedere animali, entrate lo stesso?”….. ovviamente noi rispondiamo “Certo, siamo qua!”.
Dopo mezz’ora di giri per il parco vedendo solo impala e scimmie, il Padre si imbatte in una capanna dove incontra (casualmente?) officer che si offrono (per un ghift) di accompagnarci per vedere il famoso rino! Il rinoceronte è un’animale poderoso e pericoloso, ce ne sono dieci in tutto il parco ed uno è nato otto giorni fa. Percorriamo un breve tratto di sentiero con la jeep, scendiamo e facciamo un breve breefing; facciamo in silenzio qualche passo in mezzo alla savana e  come per magia ci si presentano davanti due rinocerenti neri: la madre con il piccolo e appena più lontano il padre. Animali giganteschi e poderosi.
Ovviamente partiamo in straritardo sulla tabella di marcia: alle 12,47 anziché alle 11. Il black driver è nervoso e risentito nei nostri confronti. Il viaggio comunque procede tranquillo, forse troppo, Qualche sosta, qualche rabbocco al sebatoio fino a che subito dopo le sei improvvisamente diventa buio proprio mentre stiamo per iniziare l’unico pezzo di strada con buche profonde. Se aggiungiamo che i fanali della macchina aiutano veramente poco….

Ad un certo punto il driver decide di cambiare le lampadine dei fanali: ci fermiamo in una strada dispersa in mezzo al nulla, senza illuminazione, con camion che ci sfrecciano a pochi centimetri. Un pò di paura ma nel giro di 10 minuti il driver ha già cambiato le lampadine e si è rimesso in viaggio.

Arriviamo a Lusaka a notte fonda: tutti stanchissimi (soprattutto il Presidente) per il lungo e scomodo viaggio!!

 

4 marzo

Ultimo giorno di Africa. Giorno di riposo e attesa. Stamattina siamo andati a fare spesa. Per prima cosa Febba, il black driver, ci ha accompagnto al mercato del “dry chinese food”. I cinesi da anni hanno impostato una politica di collaborazione con numerosi stati africani: loro ci mettono le skill, le capacità ed il cinismo, gli indigeni la manodopera (necessariamente guidata in modo assiduo). In cambio gli stati africani solitamente cedono materie prime.
Il mercato suddetto si trova all’interno di un quartiere in apparenza cinese. la nostra attenzione si rivolge allo zenzero, cumino….ma soprattutto ai semi di meringa che hanno numerosissime proprietà benefiche: dalle vitamine, al ferro, ecc..cc….Nel mercato vi sono anche ristoranti, anzi meglio trattorie, anzi meglio meglio ripostigli dentro in quali si mangiano prelibatezze cinesi con pesce secco.
Nel pomeriggio mentre siamo ancora a Lusaka notiamo un traffico intenso e caotico. Passando vicino allo stadio di calcio vediamo una numerosa presenza di tifosi urlanti, venditori abusivi di magliette, sciarpe, trombette. Che sarà? C’è la partitona!!!! Incontro tra le nazionali di Zambia ed Egitto.
Noi compriamo ovviamente la maglietta verde dello zambia!!
Manca pochissimo al ritorno a casa e siamo dispiaciuti, oramai ci eravamo abituati alle dinamiche ed alle abitudini zambiesi
Ci viene a salutare Gianclaudio con il quale parliamo sia dell’esperienza sanitaria che di quella imprenditoriale.
Quella sanitaria può proseguite utilizzando care giver locali,: noi possiamo, assieme all’Archidiocesi di Milano che sostiene Celine, integrare il supporto sanitario che lo stato deve comunque far pervenire alla prigione di Mongu.

Poi scherzone a Luca: mentre lui fa l’utlima doccia africana noi fingiamo di partire per l’areoporto e nascondiamo le macchine. Quando l’ignaro esce dalla casa delle suore che ci ospitano non vede più nessun bianco. Le suore ci tengono il gioco e sostengono con decisione la teoria che i suoi amici bianchi, stanchi del suo ritardo, si sono già avviati per l’aeroporto. Giorgio filma ed io fotografo!! Luca ci è caduto in pieno!

RIsate generali tutti insieme prima della reale partenza.
La panetteria ha ottenuto probabilmente il massimo che si poteva. Siamo contenti di come Luca e Giorgio hanno portato avanti le trattative ed il programma. Speriamo che CELIM offra ancora per qualche mese il controllo che è necessario per portare avanti il nostro progetto.